Di Azdren Llullaku si conoscono i tanti gol
segnati in serie D, si sa che in questa
stagione, trasferendosi al Gaz Metan,
squadra di serie A del campionato rumeno ha trovato la giusta consacrazione al
suo talento, arrivando ad ottenere anche la prima convocazione con la Nazionale
albanese. In Italia arrivò nel duemila , con la mamma e il fratello maggiore, dopo l'inferno della guerra dei Balcani. Ma non si sa per esempio che il calcio era scritto
nel suo destino, non si sa che la cosa più bella per questo ragazzo semplice ed
umile, è trascorrere il tempo in compagnia della mamma Ida e del fratello
maggiore Shkelzen, non si sa che ad un bel piatto di tagliata non rinuncia mai,
ed adora il “pite” piatto tipico del Kosovo cucinato dalla madre. Sono proprio
mamma e fratello a descriverci questo ragazzo dal cuore d’oro, i ricordi di
mamma Ida corrono all’infanzia di Azdren, trascorsa in compagnia di un amico
speciale: il pallone. In casa Llullaku c’era un pallone solo, a contenderselo
due fratelli, ma già da questo piccolo aneddoto ci si rende conto della
caparbietà di questo ragazzo: “ Azdren- ci racconta Ida- usciva di casa per
andare a scuola già con il pallone in mano, e il tragitto che divideva
l’abitazione dalla scuola lui lo faceva tutto palleggiando o
giocandoci, incurante delle macchine, il suo miglior amico, inseparabile per
lui, al punto che quando doveva contenderselo con il fratello maggiore in casa
era il delirio”.
Questa dedizione e la sua
forza d’animo hanno fatto si che questo ragazzo riuscisse a realizzare
il suo più grande sogno. Non sono mancati i sacrifici per questa famiglia, i
momenti difficili sono stati tanti, ma Azdren per superarli aveva ed ha un’arma
speciale, il suo sorriso e la sua allegria. Il fratello Shkalzen, indica proprio quest'ultima come caratteristica principale di Azdren: “ Quando in casa c’è lui,
a me e mia madre basta guardarlo per stare bene, sempre sorridente e positivo è
stato spesso la nostra forza per superare le prove difficoltose che la vita ci
aveva imposto, di lui-prosegue Shkelzen- ricordo anche i sacrifici che tante
volte ha fatto fin da piccolo, anche per alleviare a me, le responsabilità che
la vita mi aveva dato nonostante anch’io fossi giovanissimo. Ricordo quando
all’età di quindici/sedici anni, il venerdì sera lui lo passava andando ad
aiutare la mamma al ristorante dove lavora, il sabato pomeriggio non mancava mai alla
partita delle giovanili, la sera poi ancora al ristorante, e la domenica a giocare
con me ed i ragazzi più grandi”. Azdren è l’orgoglio della famiglia, Shkelzen
quando il fratello giocava nel campionato italiano, non ha mai perso una
partita, ogni anno in media 30.000 chilometri fatti per essere sugli spalti a
fare il tifo per lui in casa ed in trasferta e quando il lavoro lo permetteva,
in compagnia della mamma. Una cosa però il fratello maggiore a questo campione
non è mai riuscito a fargli sapere: “ Sono orgoglioso di lui, lo sono anche se non gli
do mai la soddisfazione, lo sprono sempre a fare meglio, ma lui è il mio
orgoglio ed io sono fierissimo di lui, anche se è la prima volta che lo sente
dire da me” . Tutto questo il fratello ce lo racconta timidamente, con la voce
a tratti rotta dall’emozione, ma in ogni sua parola si percepisce l’amore che
lega questi due ragazzi. Parole intrise d’amore anche quelle di mamma Ida, lei
che si è sempre augurata per i figli un futuro felice, quando ha saputo della
convocazione in Nazionale, è rimasta senza parole per l’emozione e per la
gioia, in un attimo la sua mente ha pensato che Dio avesse esaudito
tutte le sue preghiere di veder felice il figlio. Azdren, Ida e Shkelzen, dalla morte del padre ad oggi, sono una
cosa sola ,sono l’esempio di come l’unione e l’amore della famiglia possa far superare tante difficoltà. Sono l’esempio
di come, dietro ad un cuore da campione, oltre al talento alla base ci sia l’amore


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