Mario Balotelli innamorato della sua Fanny, ed ecco che arriva il tweet tutto per lei:
"La mia vita senza Fanny non avrebbe senso. Ti amo amore mio.
Guai a chi prova a metterci il bastone tra le ruote ! Guai perché odio gli "haters"! Io sono cresciuto tanto anche grazie a lei, quindi i miei fans e i fans del calcio spero parlino di lei come se fosse me in bene! Perché le mie "gesta" derivano dalla libertà mentale che solo Fanny e riuscita a darmi e la tranquillità che ho raggiunto! Amo la mia vita, amo la mia famiglia, AMO Fanny."
Vi racconto emozioni, attimi, sfumature, aneddoti dei protagonisti del mondo sportivo e non solo!!!
sabato 12 ottobre 2013
Ronaldo e il suo cuore d' oro, con una lettera evita il carcere ad uno studente
Qualche volte, oltre ad essere belli, ricchi e famosi, sono anche buoni. Questa volta a distinguersi in modo virtuoso è Cristiano Ronaldo che grazie ad una lettera spedita al Procuratore della Florida, evita il carcere ad un tifoso che nel corso di una partita, aveva invaso il campo per poter correre ad abbracciarlo.
Sul giovane ragazzo pendevano due capi d'accusa: turbativa dell'ordine pubblico e violazione di domicilio. Grazie all'iniziativa epistolare di CR7, il primo capo d'accusa è decaduto, evitando a Ronald (questo il nome del ragazzo) la galera. Vi proponiamo qualche riga della lettera di Cristiano Ronaldo, ripresa dal Corriere dello Sport:
"Non è stato in alcun modo aggressivo o violento. Per di più, non ha opposto resistenza al servizio di sicurezza e alla polizia. Ronald riconosce l'errore e rispetta al massimo i servizi di sicurezza. Temo che possa andare incontro a problemi seri con il Dipartimento d'Immigrazione se le accuse non fossero ritirate, per cui vi prego rispettosamente di riconsiderare l'accaduto. Non vorrei mai che andasse incontro a sanzioni penali a causa di un'ingenuità. A quel che mi dicono, ha davanti a sé un futuro brillante. Sono a disposizione per qualsiasi chiarimento. Rispettosamente, Cristiano Ronaldo.
Fonte: FCINTER1908.IT
giovedì 10 ottobre 2013
Ayrton Senna e quella citazione sui sogni...
Quante volte ci è successo di ritrovarci in un momento buio della nostra vita? Quelli dove vedi tutto nero, i sogni a poco poco crollano, si scontrano con una realtà che sbiadisce anche il più acceso dei desideri fino a lasciarti il vuoto dentro. Eppure, proprio in questi attimi, potrebbero essere i sogni a risollevarci. A riaccenderci. Credere in qualcosa, lottare per realizzarlo, fare di tutto giorno dopo giorno per rendere il sogno realtà. I sogni credo non siano nati per restare dentro ad un cassetto. Sono fatti per essere realizzati, per farci sentire vivi, per farci crescere restando sempre un pochino bambini. Sono fatti per coltivare la speranza. Sono linfa vitale. E poco importa quanto tempo impiegherai per realizzarli, non importa se saranno giorni, mesi, anni, oppure una vita intera. Ecco perchè una citazione del grande Ayrton Senna, dovremmo renderla indelebile nella nostra mente:"Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà. Per me è uno dei principi della vita." - Ayrton Senna
Fabio Pisacane: " Ad undici anni ho rischiato di morire"
Fabio Pisacane, uno dei pilastri della difesa dell’Avellino, ed ex giocatore delle Fere, sta stupendo tutti in questo avvio di campionato, essendo già uno degli idoli della tifoseria irpina, così come lo era stato a Terni e a Lumezzane, quando si rese famoso per aver denuniciato un tentativo di combine. Una vita da giocatore che però poteva essere stroncata diversi anni, quando Fabio Pisacane ebbe una brutta malattia che stava per compromettere la sua carriera. Ecco la vicenda raccontata a Prima Tivvù:
"Mi aveva appena preso il Genoa, avevo 11 anni. Una mattina mi svegliai e non ero in grado di alzare le braccia. Ho avuto una malattia che attacca il sistema nervoso. Per alcuni mesi sono stato paralizzato e anche in come. Poi grazie a Dio ne sono venuto fuori".
Fonte: Ternana News
sabato 7 settembre 2013
Il cuore da campione di Simone Colaianni
La passione per il calcio è qualcosa che quasi tutti i ragazzi hanno. Ma per Simone, questa passione è qualcosa di più, è un amore incondizionato, è qualcosa di talmente forte, da non sentire il peso delle rinunce che questo sport impone, se come lui, oltre che passione è un lavoro. Lui è Simone Colaianni, giocatore di calcio a 5 del Modugno, e che nonostante la sua giovane età, ha già anche vestito la maglia azzurra della Nazionale. E’ Innamorato della Fiorentina fin da quando era bambino anche se geograficamente è molto distante da Firenze essendo pugliese.Tifoso dei viola al punto di aver tatuato il giglio, simbolo della squadra toscana sul lato del polpaccio. Ma non è il solo tatuaggio che ha, dietro al polpaccio una frase: “ Vincere non è importante, è la sola cosa che conta” , c’è poi un maori sul braccio, ma gli altri due invece sono qualcosa di profondo e significativo, sull’avambraccio la frase “ Dio è grande” scritta in inglese, e all’interno del polso destro, la data di nascita del padre recentemente scomparso. Solo calcio e tatuaggi come la sua giovane età imporrebbe? No! Nel tempo libero, per sfatare il luogo comune che vuole il calciatore poco predisposto alla lettura, si dedica molto volentieri ad un buon libro,passando dal “ Codice da Vinci “ a “Appunti di un venditore di donne” di Faletti, che è anche il suo autore preferito. Ma Simone ci sorprende con altro hobby poco comune, quello per la cucina. I primi piatti sono la sua specialità, una bella carbonara, ma anche qualcosa di meno comune ed elaborato come una pasta con i fiori di zucca ,pancetta e pecorino. Federica, la sua fidanzata, di questa sua attitudine, può ritenersi fortunata, non è difficile immaginare chi dei due in casa passi più tempo ai fornelli. Il calcio anche se trasversalmente , è stato galeotto per i due ragazzi, visto che Federica è la figlia del Presidente del Modugno squadra in cui milita Simone. Un amore che unisce dal 16 maggio di quattro anni fa. Ragazzo molto legato ai valori della famiglia, tanto che alla domanda “ A chi ti senti di dire grazie” lui, sicuro risponde:” Senza dubbio alla mia famiglia, ma anche al mio Presidente,-che come detto prima è anche il padre della mia fidanzata-lui mi ha aiutato molto a crescere dal punto di vista della maturità, che grazie a lui, rispetto a qualche anno fa, ho sicuramente acquisito”- E’ un ragazzo semplice, con i piedi per terra, testardo, permaloso ed istintivo, come si autodefinisce, ma anche molto generoso con le persone care. Il pallone è suo fedele amico fin da quando era piccolo, dall’età di quattro anni ha iniziato a giocare, anche se fino a quel momento , la mamma gli racconta spesso di come fosse rapito dal vedere il tennis in tv e non fosse invece attratto dal calcio. Oggi questo sport invece è diventato la sua vita, il suo lavoro, la sua forza, ma non disdegna di seguire con ammirazione ancora anche il tennis ed il suo idolo Nadal,perchè in fondo, il primo amore, non si scorda mai
giovedì 5 settembre 2013
Grosseto, tessere in omaggio ai disoccupati
In un momento in cui, la crisi in Italia sta costringendo molti tifosi a non poter più spendere per seguire le partite della propria squadra del cuore, una bella iniziativa arriva dal Grosseto. Secondo quanto riportato dall'Ansa, saranno messe a disposizione cento tessere ai tifosi toscani che hanno recentemente perso il posto di lavoro. Un gesto di solidarietà per permettere ai tifosi di sostenere il grifone allo stadio
giovedì 22 agosto 2013
L'Hellas Verona dice no al razzismo
Onde evitare nuovi episodi di razzismo, l’Hellas Veronaha affrontato la settimana che conduce all’esordio in campionato contro il Milan con una serie di messaggi per la tifoseria contro ilrazzismo. Insomma, prevenire è meglio che curare e la società veneta ha anche pubblicato sulla stampa locale, oltre che sul proprio sito ufficiale, un messaggio con gli obiettivi per la prossima stagione. Un contributo lo ha dato anche Samuele Longo, fresco di arrivo dall’Inter: «Le parole di Balotelli? Non ha detto niente di male, bisogna aver rispetto di tutte le tifoserie, dei compagni e degli avversari. I fischi non sono un problema, fanno parte di questo sport», ha dichiarato il giovane attaccante. Intanto l’Hellas Verona ha irrobustito il numero degli stewards. Restano i timori, motivo per il quale si cercare di persuadere i tifosi a fischiare, piuttosto che a insultare.
FONTE: CALCIONEWS24
FONTE: CALCIONEWS24
sabato 27 luglio 2013
ROOIE MARCK, ULTRAS DEL FEYENOORD CHE SCEGLIE DI MORIRE CON LA SUA SQUADRA
Di troppo tifo si puo' morire, ma a volte la passione puo' allungare la vita, magari solo di poche ore. E' quanto avvenuto ad un fan del Feyenoord, il cinquantenne Rooie Marck, che grazie alla sensibilita' dei suoi amici e alla solidarieta' della squadra ha visto realizzato il suo ultimo desiderio: tornare un'altra volta allo stadio, prima di arrendersi al cancro. La sua storia sta facendo il giro del mondo grazie ad un video amatoriale realizzato un mese fa allo stadio De Kuip di Rotterdam durante un allenamento della squadra che si e' trasformato in uno straordinario omaggio ad un uomo morto solo tre giorni dopo. Gli amici, i tifosi, la squadra hanno fatto le cose in grande, dato che lo sfortunato Marck, quando e' entrato sul terreno di gioco su una barella e coperto da una bandiera della squadra, ha trovato la ''sua'' curva stracolma che intonava cori e inneggiava a lui, esponendo poi tra fumogeni e trombette un enorme striscione che lo raffigurava con la la maglia dei suoi beniamini. In un crescendo di emozioni, la squadra gli e' andata incontro per abbracciarlo e lui a quel punto ha trovato le forze per alzarsi e fare un mezzo giro di campo per fermarsi davanti a quella curva che era un po' casa sua, battendosi il pugno sul cuore. L'emozione e' stata troppa e Marck e' scoppiato a piangere, ma forse piu' per la gioia del momento che per il dolore della sua triste sorte. E' difficile rimanere indifferenti guardando quelle immagini, che aiutano a dimenticare almeno per un po' il lato oscuro del calcio. E' un piccolo riscatto a fronte dei tanti tifosi ciechi o violenti, dei giocatori scorretti o superbi, degli ambienti che vorrebbero fare prevalere il lato affaristico del pallone. Marck ha visto realizzato il suo ultimo desiderio, ma ha fatto, di sicuro senza volerlo, un gran favore a tutti.
Fonte: ansa.it
giovedì 18 luglio 2013
Morosini, tante promesse ma zero aiuti concreti per la sorella disabile
Udinese, Livorno, Atalanta. E poi Giampaolo Pozzo, Totò Di Natale con i capitani delle squadre di serie A e B.
E' la lunga lista delle squadre e dei personaggi del mondo del calcio che subito dopo la morte di Piermario Morosini si erano offerti di prendersi cura di sua sorella Maria Carla, grave disabile psichica, ricoverata da qualche anno all'Istituto Palazzolo di Grumello del Monte. Esattamente dalla scomparsa dei genitori dei due ragazzi (con la morte di mamma Camilla nel 2001, di padre Aldo nel 2003 e anche di un fratello, disabile, poco tempo dopo).
Una serie di promesse di aiuto rimaste, finora, soltanto belle parole. Già, perché a distanza di un anno e tre mesi dalla tragica morte del centrocampista bergamasco per un malore durante Pescara-Livorno del 14 aprile 2012, a sua sorella Maria Carla non è ancora arrivato nessun aiuto. Né pratico, né, soprattutto, economico.
La prima a muoversi all'indomani della scomparsa di Morosini fu l'Udinese: "L'Udinese Calcio profondamente addolorata per la prematura scomparsa di Piermario Morosini -le parole del comunicato diffuso in quei giorni- annuncia che attraverso la onlus "Udinese per la Vita" si attiverà per garantire assistenza alla sorella dello sfortunato calciatore, rimasta sola dopo il tragico evento. "Udinese per la Vita" garantirà un primo immediato intervento e si attiverà al fine di fornire, insieme a tutti i club di serie A e serie B, l'assistenza e le cure in modo continuativo e duraturo". Un messaggio condiviso e ripreso anche dal presidente friulano Giampaolo Pozzo: "È una disgrazia che ci ha toccato profondamente. Morosini è stato qui per 7 anni. Era un ragazzo perbene. Abbiamo un gran bel ricordo di lui e un dolore immenso. In questo caso ci è sembrato doveroso fare qualcosa, ci mancherebbe altro". E dal capitano dell'Udinese, Totò Di Natale: "Ho immediatamente contattato i miei amici, ho mandato un messaggio a Cannavaro, ho sentito Tommasi dell'Aic e altri. Tutti si sono resi disponibili a darci una mano perché l'importante sarà essere vicini alla sorella di Piermario non solo per un giorno ma per tutta la vita".
Un'interessante proposta partì anche dal Livorno, la squadra in cui militava Morosini prima della morte: una sorta di vitalizio in favore della sorella del giocatore. "Il presidente Spinelli - spiegò il responsabile dell'area tecnica amaranto, Attilio Perotti - ha avuto questa idea per dimostrare la volontà sua personale e della società di restare per sempre vicini alla famiglia di Piermario".
Al coro di solidarietà si aggiunse il presidente dell'Atalanta, Antonio Percassi, annunciando che si sarebbe occupato dell'assistenza della sorella di Morosini. "Ritengo sia mio dovere personale e quello dell'Atalanta prenderci cura per sempre di Maria Carla Morosini - spiegò Percassi attraverso una nota pubblicata sul sito del club nerazzurro - così come avrebbe fatto Piermario se la sua esistenza non fosse stata tragicamente stroncata. Maria Carla Morosini sarà per sempre parte della famiglia atalantina e non dovrà mai preoccuparsi di nulla".
Dichiarazioni, quelle del presidente atalantino, che spinsero Gianpaolo Pozzo a fare un passo indietro: "L'Udinese Calcio e la Onlus "Udinese per la Vita" sospendono ufficialmente la raccolta fondi per garantire il vitalizio a Maria Carla Morosini -aggiunse il patron friulano in un successivo comunicato-. La decisione nasce di comune accordo con Atalanta Calcio, una volta appresa la volontà del presidente Antonio Percassi di occuparsi, in qualità di rappresentante della Bergamo calcistica, in prima persona e in piena autonomia, per tutto il resto della vita della sorella del compianto Piermario. Da parte dell'Udinese Calcio va il più sentito ringraziamento a tutti i club di serie A e serie B che avevano aderito con passione all'iniziativa lanciata dalla Onlus "Udinese per la vita". L'obiettivo è stato raggiunto nel corso di poche ore grazie alla generosità del presidente Percassi. L'Udinese resta comunque in prima linea per eventuali future iniziative di beneficenza. Sarà compito del club friulano contattare personalmente tutti coloro che già avevano aderito all'iniziativa, ai quali sarà chiesto se preferiranno essere rimborsati oppure far pervenire ugualmente il proprio sostegno a Maria Carla Morosini".
Un lungo elenco di lodevoli promesse (fatte pubblicamente in pompa magna) poi non mantenute.
E ascoltate, anzi, lette sui giornali, anche dai pochi parenti rimasti in vita della famiglia Morosini. I quali, pur nel dolore e nelle difficoltà, non hanno mai voluto chiedere un euro a nessuno.
Tantomeno a quel mondo pallonaro che si è dimostrato ancora una volta ricco nell'apparenza ma molto povero nello spirito.
E' la lunga lista delle squadre e dei personaggi del mondo del calcio che subito dopo la morte di Piermario Morosini si erano offerti di prendersi cura di sua sorella Maria Carla, grave disabile psichica, ricoverata da qualche anno all'Istituto Palazzolo di Grumello del Monte. Esattamente dalla scomparsa dei genitori dei due ragazzi (con la morte di mamma Camilla nel 2001, di padre Aldo nel 2003 e anche di un fratello, disabile, poco tempo dopo).
Una serie di promesse di aiuto rimaste, finora, soltanto belle parole. Già, perché a distanza di un anno e tre mesi dalla tragica morte del centrocampista bergamasco per un malore durante Pescara-Livorno del 14 aprile 2012, a sua sorella Maria Carla non è ancora arrivato nessun aiuto. Né pratico, né, soprattutto, economico.
La prima a muoversi all'indomani della scomparsa di Morosini fu l'Udinese: "L'Udinese Calcio profondamente addolorata per la prematura scomparsa di Piermario Morosini -le parole del comunicato diffuso in quei giorni- annuncia che attraverso la onlus "Udinese per la Vita" si attiverà per garantire assistenza alla sorella dello sfortunato calciatore, rimasta sola dopo il tragico evento. "Udinese per la Vita" garantirà un primo immediato intervento e si attiverà al fine di fornire, insieme a tutti i club di serie A e serie B, l'assistenza e le cure in modo continuativo e duraturo". Un messaggio condiviso e ripreso anche dal presidente friulano Giampaolo Pozzo: "È una disgrazia che ci ha toccato profondamente. Morosini è stato qui per 7 anni. Era un ragazzo perbene. Abbiamo un gran bel ricordo di lui e un dolore immenso. In questo caso ci è sembrato doveroso fare qualcosa, ci mancherebbe altro". E dal capitano dell'Udinese, Totò Di Natale: "Ho immediatamente contattato i miei amici, ho mandato un messaggio a Cannavaro, ho sentito Tommasi dell'Aic e altri. Tutti si sono resi disponibili a darci una mano perché l'importante sarà essere vicini alla sorella di Piermario non solo per un giorno ma per tutta la vita".
Un'interessante proposta partì anche dal Livorno, la squadra in cui militava Morosini prima della morte: una sorta di vitalizio in favore della sorella del giocatore. "Il presidente Spinelli - spiegò il responsabile dell'area tecnica amaranto, Attilio Perotti - ha avuto questa idea per dimostrare la volontà sua personale e della società di restare per sempre vicini alla famiglia di Piermario".
Al coro di solidarietà si aggiunse il presidente dell'Atalanta, Antonio Percassi, annunciando che si sarebbe occupato dell'assistenza della sorella di Morosini. "Ritengo sia mio dovere personale e quello dell'Atalanta prenderci cura per sempre di Maria Carla Morosini - spiegò Percassi attraverso una nota pubblicata sul sito del club nerazzurro - così come avrebbe fatto Piermario se la sua esistenza non fosse stata tragicamente stroncata. Maria Carla Morosini sarà per sempre parte della famiglia atalantina e non dovrà mai preoccuparsi di nulla".
Dichiarazioni, quelle del presidente atalantino, che spinsero Gianpaolo Pozzo a fare un passo indietro: "L'Udinese Calcio e la Onlus "Udinese per la Vita" sospendono ufficialmente la raccolta fondi per garantire il vitalizio a Maria Carla Morosini -aggiunse il patron friulano in un successivo comunicato-. La decisione nasce di comune accordo con Atalanta Calcio, una volta appresa la volontà del presidente Antonio Percassi di occuparsi, in qualità di rappresentante della Bergamo calcistica, in prima persona e in piena autonomia, per tutto il resto della vita della sorella del compianto Piermario. Da parte dell'Udinese Calcio va il più sentito ringraziamento a tutti i club di serie A e serie B che avevano aderito con passione all'iniziativa lanciata dalla Onlus "Udinese per la vita". L'obiettivo è stato raggiunto nel corso di poche ore grazie alla generosità del presidente Percassi. L'Udinese resta comunque in prima linea per eventuali future iniziative di beneficenza. Sarà compito del club friulano contattare personalmente tutti coloro che già avevano aderito all'iniziativa, ai quali sarà chiesto se preferiranno essere rimborsati oppure far pervenire ugualmente il proprio sostegno a Maria Carla Morosini".
Un lungo elenco di lodevoli promesse (fatte pubblicamente in pompa magna) poi non mantenute.
E ascoltate, anzi, lette sui giornali, anche dai pochi parenti rimasti in vita della famiglia Morosini. I quali, pur nel dolore e nelle difficoltà, non hanno mai voluto chiedere un euro a nessuno.
Tantomeno a quel mondo pallonaro che si è dimostrato ancora una volta ricco nell'apparenza ma molto povero nello spirito.
FONTE:WWW.BERGAMONEWS.IT
martedì 16 luglio 2013
Zidane e Davids, due campioni che giocavano con i bambini nei parcheggi di Torino
Il mensile di calcio francese “So foot” festeggia i suoi dieci anni con un numero speciale dedicato ai grandi numeri 10 della storia del calcio e tra le interviste che compongono il giornale c’è anche quella a Zinedine Zidane. Il fuoriclasse francese ha raccontato aneddoti che naturalmente riguardano anche il periodo in cui ha giocato a Torino con la Juventus. Dice Zidane nell’intervista che il suo compagno di squadra Edgar Davids lo aveva più volte convinto a vestirsi nel peggiore dei modi e andare a giocare a pallone nei parcheggi di Torino. Racconta Zidane che i due si mettevano in macchina ed appena trovavano un gruppo di ragazzi impegnati a giocare sull’asfalto si fermavano e chiedevano di poter far parte della partita.L’ispiratore delle zingarate era Davids, mentre lui provava a ricordargli che se qualcuno della Juve li avesse scoperti, o se si fossero infortunati, avrebbero avuto non pochi problemi. Ma Davids finiva sempre per convincerlo dicendo “Sono queste le partite importanti, è per loro che dobbiamo giocare”
FONTE: QUOTIDIANO PIEMONTESE
lunedì 15 luglio 2013
Il bambino capo ultrà...
venerdì 28 giugno 2013
Denis Dallan, il rugby la musica e...
Di Denis Dallan, ex rugbista, a livello sportivo si conosce praticamente tutto. Una carriera costellata di vittorie e successi. Passando dall’essere titolare fisso del Sei Nazioni dal 2000 al 2004, alla conquista della coppa Italia, all’essere campione di Francia e arrivando anche ad essere titolare per tre volte nella coppa del mondo di rugby nel 2003 in Australia. Ma lui, non è solo questo. L’amore per gli animali l accompagna da sempre ed è proprio lui a raccontarci che dopo aver smesso l’attività agonistica che lo teneva per lunghi periodi lontano da casa, ha potuto vivere in maniera completa questa passione. Un animale non è solo un animale, è qualcosa di più, è un compagno di vita, che riempie di affetto la quotidianità e diventa parte integrante della famiglia. Quando Denis inizia la convivenza con la fidanzata Lisa, inizia anche la convivenza con due gattini ed il cane Truciolo. Ma lui, che è un campione dal cuore d’oro non si limita a questo, fa nascere il progetto Arca Ovale, un ‘associazione dalle finalità pregevoli ed ammirevoli, come l’intento di promuovere il rapporto tra animali e persone, volgendo l’attenzione a quell’anello di congiunzione che l’animale può essere, in modo particolare con bambini anziani e disabili. Da buon sportivo qual è, ha da sempre prestato molta attenzione alla cura del benessere fisico, inizia quindi a studiare nella sua totalità l’aspetto scentifico della cultura vegana: “ Sono diventato vegano dal giorno alla notte praticamente, c’è stato quello scatto mentale che mi ha fatto sposare questa cultura culinaria, motivata anche e soprattutto dall’aspetto salutistico, in Italia milioni di famiglie perdono persone care ogni anno per problemi di salute, avere cura di se stessi e prevenire le varie problematiche che possono sorgere, stando attenti all’alimentazione, è non un gesto egoistico per salvaguardare se stessi ma un gesto lungimirante e responsabile-della cucina tradizionale non rimpiango nulla- posegue il rugbista, adesso per esempio dela cucina vegana apprezzo particolarmente le melanzane alla parmigiana, che non han nulla da invidiare a quelle cucinate tradizionalmente”. Denis è una persona determinata, uno dei suoi obiettivi quando era agli inizii della carriera era quello di arrivare in Nazionale, ed in Nazionale c’è arrivato togliendosi parecchie soddisfazioni, ed un suo secondo obiettivo era quello di studiare canto lirico e rendere il canto oltre che un’attitudine una professione e grazie alla costanza l’amore e lo studio ci sta riuscendo, e si è già tolto parecchie soddisfazioni. “ L’emozione più grande, l ho vissuta quando cantai l’inno di Mameli nel pre gara di Italia-Nuova Zelanda a San Siro davanti a così tante persone, lo ricorderò per sempre, un mix di emozioni, da una parte la voglia di essere ancora in campo con i miei ex compagni e dall’altra la soddisfazione di cantare per loro e realizzare così un sogno che da sempre avevo legato alla musica”. I suoi sogni e i suoi obiettivi li sta raggiungendo tutti, un grazie su tutti Denis lo dice alla sua fidanzata Lisa Barbieri, lei è la persona che in un momento particolarmente difficile nella sua vita è sempre stata presente ed è anche la persona che, non manca mai di incoraggiarlo e sostenerlo. Amando la musica, istinitivamente chiedo qual è la canzone che lo rappresenta di più e lui senza esitazione dice” Nessun dorma” la celebre romanza per tenore della Turandot. Vincerò dice il ritornello, ha già vito tanto nel suo trascorso agonistico, ma con il suo cuore da campione, nella vita, c’è da giurarci vincerà molte altre volte ancora
venerdì 21 giugno 2013
Il Cuore da Campione di Matteo Zilocchi , calciatore & scrittore
E’ successo a tutti almeno una volta, di sorridere di fronte ad un congiuntivo sbagliato sentito durante l’intervista di un calciatore. Uno dei luoghi comuni, nonché un mito da sfatare è che chi del calcio ne fa una professione, con la lingua italiana e la grammatica, non va molto d’accordo. L’esempio di un calciatore che può far crollare questo stereotipo è senz’altro Matteo Zilocchi, giocatore militante in serie D, perché lui, oltre a giocare a calcio è anche autore di un libro già pubblicato ed un secondo pronto all’uscita. Matteo scrive da sempre, scrive per passione e per un suo bisogno di esternare quello che ha dentro, proprio lui ci racconta com’è nato “ Ieri oggi e…” e ci racconta di quanto la passione per la scrittura gli appartenga da sempre: “ E’ un modo per esprimermi, per esprimere le mie emozioni, forse anche per il mio carattere, particolarmente riservato -dice Matteo- a parole non riuscirei forse così bene a trasmettere quello che sento, ed inoltre spesso e volentieri mettere nero su bianco i pensieri è anche un ottimo modo per guardarsi dentro.” L’idea del libro è nata inizialmente per gioco, prendendo spunto da una storia letta sul “ Corriere Della Sera” , giorno dopo giorno quel buttare giù pensieri prendeva forma, e Matteo si immedesimava sempre di più in Luca, il protagonista maschile di questo racconto. Il tema, è quello dell’amore, argomento molto importante per l’autore, che lo vede in ogni sua forma come il motore di ogni cosa e capace di essere la spinta iniziale di ogni gesto. L’amore lo si può catalogare sotto diverse forme, con varie sfumature, senza tralasciare quello per il proprio io, che spesso e volentieri viene messo in secondo piano. Il romanzo racconta il legame sentimentale di due giovani, costretti poi a separarsi per la partenza di lei, passano quattro anni e i due si incontrano nuovamente e la seconda parte del racconto si basa proprio sulla dedizione di Luca verso la fidanzata ritrovata. Poche volte s’incontra nella vita un amore vero forte, pulito ed incondizionato, e viene messa in evidenza l’importanza di seguire quello che dice il cuore sfuggendo alla razionalità, che con l’amore ha ben poco a che fare. Matteo, le prime copie del libro le ha regalate ai genitori, con orgoglio, ma anche con quel pizzico d’imbarazzo perché nel leggerlo, seguendo i pensieri del protagonista, mamma e papà hanno sicuramente avuto modo di conoscere aspetti del figlio che forse fino ad allora non avevano visto. Non manca nemmeno l'aneddoto simpatico, perchè se pur molto personale, la fede calcistica del protagonista , non coincide per nulla con quella di Matteo che da sempre è tifoso rossonero, mentre Luca è niente meno che tifoso dell'Inter. Dopo il primo successo, Matteo non si è fermato e così il 20 maggio , ha terminato il suo secondo manoscritto, anch’esso un romanzo, ma questa volta molto più intricato rispetto alla trama semplice ma intensa del primo ed entro fine anno dovrebbe essere pronta la pubblicazione. Matteo è l’esempio di quanto talento e sensibilità ci può essere dietro quel giocatore che dagli spalti ci si limita a lodare o criticare dopo una vittoria oppure una sconfitta. E’ l’esempio di come, il talento se coltivato, con tanto amore e passione possa portare lontano, non solo nello sport
Orbetello, " Pesca del Cuore" e "Partita del Cuore" a favore degli alluvionati
Torna la Pesca del Cuore l’evento benefico organizzato da Carlo Conti e giunta ormai alla sua 6° edizione!!!
Dopo il successo delle scorse edizioni si conferma quale luogo dell’evento la Laguna di Orbetello (GR).
Grandi ospiti e fantastiche sorprese.
Grandi nomi dello spettacolo e dello sport si sfideranno il 23 Giugno prossimo in una gara di pesca amichevole in laguna. Un evento emozionante e divertente aperto al pubblico di ogni età.
L’evento di pesca quest’anno per la prima volta sarà preceduto dalla “partita del cuore” che vedrà in campo la Nazionale Cantanti contro la rappresentativa “Artisti TV amici di Orbetello” che si terrà sabato 22 Giugno alle ore 18 allo stadio di Orbetello!!!!
L’evento di pesca quest’anno per la prima volta sarà preceduto dalla “partita del cuore” che vedrà in campo la Nazionale Cantanti contro la rappresentativa “Artisti TV amici di Orbetello” che si terrà sabato 22 Giugno alle ore 18 allo stadio di Orbetello!!!!
LA PESCA DEL CUORE:
La gara di pesca che si svolgerà il 23 Giugno alle ore 10.30, si svolge a coppie e quest’anno, ad accompagnare i concorrenti vip, ci saranno tre barcaioli della cooperativa “La Peschereccia”, Roberto Ripamonti, giornalista e conduttore tv del settore pesca sportiva, Saverio Rosa, in rappresentanza di un’azienda sponsor dell’evento, e Ighli Vannucchi, calciatore professionista e grande pescatore, che sarà abbinato alla coppia Gianfranco Monti-Marco Masini. Le altre coppie sono ancora top secret ma tra i nomi dei vip che parteciperanno alla Pesca del Cuore sono già iscritti: Carlo Conti, Enrico Mutti, Gabriele Cirilli, Paolo Conticini, Giovanni Galli, Luca Barbarossa, Paolo Bonolis, David Bonolis e Drupi.
FONTE: CARLO CONTI OFFICIAL WEBSITE
mercoledì 19 giugno 2013
Alla scoperta di...ARenBì Onlus
L'Associazione Arenbì- Onlus, la beneficenza la fa a ritmo di BLUSE. Si, avete capito bene, BLUSE! Che in realtà altro non sono che le magliette dei vari personaggi personaggi sportivi, acquistabili in asta tramite e-bay. Un progetto che dal novenbre 2012 ha già portato a buon fine diversi obiettivi tra i quali, la raccolta di 1800 euro per la ristrutturazione di Villa Araldì di Salò (Bs) da parte di AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici), l'adozione a distanza di due bimbi tramite la Grimm in Mozambico e 300 euro raccolti e donati alla fondazione Serena per l'acquisto di apparecchiature della palestra pediatrica del Centro Nemo. A rendere possibile tutto questo sono i vari testimonial che donando le loro maglie e sono quindi il primo anello di questa catena. Grazie al Chievo Verona per esempio, con le maglie Chievo Vs Roma con toppa per il Perù, sono stati raccolti ben 2.225,50. Moltissimi i campioni dal cuore d'oro che mettono a disposizione il loro materiale per le aste: per il Brescia Arcari Antonio Caracciolo e Luigi Scaglia, per il Chievo Pellissier Guana Dainelli e Paloschi per l'Hellas Verona Maietta e Laner. Ma non solo calcio, perchè anche il volley femminile con Noemi Signorile e Enrica Merlo. Inoltre l'associazione, porta avanti anche molti progetti diretti con l'aiuto di famiglie in difficoltà nelle zone di Brescia e Provincia e la raccolta di materiale per operazioni di soccorso all'estero. Per seguire tutte le costanti iniziative si può seguire la pagina Facebook https://www.facebook.com/ARenBiOnlus . Puoi invece sostenere , Arenbì Onlus tramite una donazione libera a:
venerdì 14 giugno 2013
Ambrosini e l'addio al Milan
Oggi in conferenza stampa, l'ormai ex capitano saluta e tifosi e squadra, anche se non manca la ota polemica nei confronti della dirigenza. Tratte dalla Gazzetta dello Sport i passaggi salienti della conferenza:"L'amarezza che sto provando ora non può essere superiore alla soddisfazione di aver vissuto questi lunghi, splendidi 18 anni di Milan": è questo l'Ambrosini-pensiero, nella conferenza stampa di commiato, dopo che la società nei giorni scorsi ha ufficializzato il mancato rinnovo del contratto dell'ex capitano, oggi più che mai commosso. "Sono qui per ringraziare tutti, dai meravigliosi compagni con cui ho condiviso questi anni, alle persone, dai massaggiatori ai magazzinieri, che si vedono di meno ma che sono stati per me fondamentali".
FUTURO VIOLA? — Dopo l'addio con il Milan, Massimo Ambrosini non chiude a un futuro alla Fiorentina. "La Fiorentina è una grandissima società, con una grandissima squadra e un grande allenatore, ha un progetto veramente serio e intrigante se si facessero avanti starei a sentire quello che hanno da proporre", ha spiegato il centrocampista, a cui dopo 18 anni non è stato rinnovato il contratto in scadenza: "So di voler e poter dare ancora qualcosa al calcio. Ora vedrò all'interno delle offerte che ci sono quale accettare".
MILAN — "Il Milan - ha continuato Ambro - mi ha dato l'opportunità di vedere stadi meravigliosi, di giocare con compagni meravigliosi, fare il capitano. E' da un po' che avevo intuito qualcosa ma ho sempre rispettato il volere della società. Non ho mai chiesto niente a nessuno. Certo mi sarei aspettato un po' più di attenzione nei miei confronti. Ma non sono qui per lamentarmi ma per ringraziare tutte le persone che mi hanno permesso di essere un giocatore del Milan". In merito al possibile ritorno nella società rossonera, magari in un altro ruolo diverso da quello da giocatore: "In questo momento questi discorsi lasciano il tempo che trovano. Il Milan sa che persona sono. Non so quale sarà il futuro, ma non possono saperlo nemmeno loro".
FUTURO VIOLA? — Dopo l'addio con il Milan, Massimo Ambrosini non chiude a un futuro alla Fiorentina. "La Fiorentina è una grandissima società, con una grandissima squadra e un grande allenatore, ha un progetto veramente serio e intrigante se si facessero avanti starei a sentire quello che hanno da proporre", ha spiegato il centrocampista, a cui dopo 18 anni non è stato rinnovato il contratto in scadenza: "So di voler e poter dare ancora qualcosa al calcio. Ora vedrò all'interno delle offerte che ci sono quale accettare".
MILAN — "Il Milan - ha continuato Ambro - mi ha dato l'opportunità di vedere stadi meravigliosi, di giocare con compagni meravigliosi, fare il capitano. E' da un po' che avevo intuito qualcosa ma ho sempre rispettato il volere della società. Non ho mai chiesto niente a nessuno. Certo mi sarei aspettato un po' più di attenzione nei miei confronti. Ma non sono qui per lamentarmi ma per ringraziare tutte le persone che mi hanno permesso di essere un giocatore del Milan". In merito al possibile ritorno nella società rossonera, magari in un altro ruolo diverso da quello da giocatore: "In questo momento questi discorsi lasciano il tempo che trovano. Il Milan sa che persona sono. Non so quale sarà il futuro, ma non possono saperlo nemmeno loro".
STAGIONE MIRACOLOSA — "L'ultima stagione del Milan è stata miracolosa. A questo giro lo dico, qualche merito ce l'ho. Non è stato facile stare tranquilli in certi momenti della stagione - ha sottolineato Ambrosini -. Io e i miei compagni siamo rimasti calmi e, con tutte le difficoltà che avevamo, abbiamo fatto il miracolo di arrivare terzi". Fra i giocatori che più si è speso per Massimiliano Allegri, Ambrosini crede che sul suo mancato rinnovo di contratto abbia pesato anche il giudizio dell'allenatore. "Penso di sì. Se avesse avuto una volontà ferrea di trattenermi avrebbe convinto la società - ha spiegato il centrocampista durante una conferenza stampa a San Siro -. Se fosse cambiato l'allenatore non so cosa sarebbe successo. Al posto di Allegri non so cosa avrei fatto, gli è capitato il compito non grato di prendere decisioni difficili in un periodo complicato del Milan".
PALMARES ROSSONERO — Con la maglia del Milan sulle spalle, Ambrosini ha collezionato 489 presenze con 36 gol all’attivo ed ha vinto 4 scudetti, una TIM Cup, 2 Supercoppe Italiane, 2 Champions League, 2 Supercoppe Europee e 1 Mondiale per Club.
IL SALUTO DI GALLIANI — Adriano Galliani lo aveva già salutato, attraverso il sito, qualche giorno fa: “Mi dispiace molto salutare Ambro, è una decisione che mi vede emotivamente molto coinvolto. Mi scuso con Massimo se ancora non avevamo comunicato la decisione. Siamo stati combattuti per diversi giorni. Anche lui è molto dispiaciuto, ma alla fine le ragioni d’età hanno avuto il sopravvento sulle ragioni emotive. Ambrosini è stato un grande calciatore del Milan, ha fatto con noi 18 stagioni ed è incredibile. In 18 anni un bambino nasce e diventa maggiorenne e lui ha fatto tantissimo. Credo che sia un record il fatto che lui abbia vinto 4 scudetti con 4 allenatori diversi ovvero quello del 1995 con Fabio Capello, quello del 1999 con Alberto Zaccheroni, quello del 2004 con Carlo Ancelotti e quello del 2011 con Massimiliano Allegri”.
Fonte: Gazzetta Dello Sport
Che cuore i tifosi del Grosseto! Azionariato popolare per sostenere la squadra
L'amore di un tifoso per la propria squadra, non si ferma davanti a niente. Ed ecco arrivare una bella iniziativa per dare concretamente un amano al Grosseto. Di seguito, tratto dal sito Biancorossi.it tutti i dettagli dell'operazione " Azionariato Popolare": L’idea di base del progetto, nato dall’unione di Biancorossi.it e alcuni tifosi, parte dal concetto di azionariato popolare, con l’intento di coinvolgere il maggior numero possibile di persone e al fine di creare una cooperativa che possa diventare socia, di un percentuale simbolica, della società U.S. Grosseto srl. Riteniamo che con questo tipo di operazione sia possibile fornire un sostegno non solo morale, ma concreto, seppur esiguo, alla proprietà, un contributo nella gestione dei rapporti con la tifoseria e un nuovo interlocutore concreto con le istituzioni. Tra gli obiettivi fissati dal comitato, inoltre, c’è quello di garantire ai tifosi un ruolo attivo, in modo che la squadra di calcio sia vissuta con maggiore partecipazione. Precisiamo che nei nostri intenti, non c’è la volontà di gestire la tifoseria, né tanto meno quella di interferire sulla gestione sportiva dell’U.S. Grosseto. Resta la volontà di non farci trovare impreparati al cospetto degli eventi e di non subire passivamente alcune scelte che riguarderanno il futuro della squadra di calcio. Il piano di sottoscrizione che prevediamo di mettere in atto, punta all’adesione di almeno 300 persone che si impegnino a mettere insieme la cifra di 50mila euro di capitale sociale. Ci pare un impegno economico importante, volto a dare anche una maggiore responsabilità e senso di appartenenza ai tifosi. Esempi di questo tipo sono diventati realtà in altre piazze calcistiche, anche nel panorama nazionale.
Attraverso le pagine di Biancorossi.it, collegandosi all’indirizzo “http://biancorossi.it/sport2/?page_id=7004” sarà possibile sottoscrivere una preadesione all’iniziativa. In alternativa ci si potrà recare presso i seguenti punti di raccolta:
- Punto Sport di Luzzetti Luciano, via della Pace n. 128.
- Tabaccheria Ricevitoria Stolzi, via Roma n. 58.
- “Bagno Le Poste” di Butteroni Roberto e C., via Leopoldo II di Lorena, Marina di Grosseto.
Successivamente si procederà con la costituzione della cooperativa. Seguiranno altri comunicati volti a tenere aggiornata la tifoseria sull’evolversi dell’iniziativa.
Eventuali ulteriori domande potrete inviarle all’indirizzo e-mail info@biancorossi.it oppure contattare direttamente Manuel Pifferi al 328.4513304.
Eventuali ulteriori domande potrete inviarle all’indirizzo e-mail info@biancorossi.it oppure contattare direttamente Manuel Pifferi al 328.4513304.
giovedì 13 giugno 2013
Partita del cuore a Pianura. Diego Armando Maradona junior e tanti ospiti
La Partita del Cuore della Fondazione Mario Lenci.
In campo anche Diego Armando Maradona junior.
Lunedì 17 giugno alle ore 16, presso lo stadio Simpatia di Pianura (Via Parroco Russolillo 86)si giocherà la Partita del Cuore, organizzata dallaFondazione Mario Lenci (www.fondazionemariolenci.com) in occasione della chiusura del 9° torneo “Progetto Ragazzi Insieme Sol Culur” , nato per dare opportunità a tutti quei ragazzi che per motivi diversi, di disagio, non possono avvicinarsi al mondo dello sport. All’ evento patrocinato dalla nona municipalità del Comune di Napoli, prenderanno parte anche le associazioni onlus: “A ruota libera” e “GIFFAS”, di quest’ultima, saranno in campo per qualche minuto, anche alcuni ragazzi.
Durante la kermesse, verranno assegnate tramite estrazione cinque borse di studio tra i partecipanti al torneo.
Sul terreno di gioco si sfideranno una rappresentativa della Fondazione Mario Lenci (FML) capitanata da Diego Armando Maradona junior(Presidente onorario della Fondazione) e una di Napoli Vincente capeggiata dall’attore Barbato De Stefano (Autore del famoso inno Napoli Vincente, presentato più volte anche allo stadio San Paolo di Napoli)
Tanti i cantanti, attori ed ex calciatori, che hanno aderito alla manifestazione, tra essi Eugenio Bennato, Ciro Esposito,Gianfranco Gallo,Massimiliano Gallo Gianni Fiorellino, Luca Riemma, Gennaro Silvestro, Ivan Boragine,Mimmo Dany, Daniele Bellini, Paolo Romano, Alessio Parisi, Michael Zappitelli, Edoardo Sodano,F.A.M.E. da "Ti Lascio una canzone",Stefano Larizza, Andrea Iacomino, Salvio Simeoli, Ciro Villano, Lucio Pierri, Vincenzo Messina, Ciro Ceruti, Gianluca di Gennaro, Antonio Pennarella, Diego Sanchez, Gino Aprile, Joe Esposito, Barbato Gallucci, Nero Corvino DJ. Madrine della kermesse Ilaria Mennozzo, e direttamente da Made in Sud :Maria Rosaria Leone, Annabella Napolitano e Mary Barbaro". Infine le Azzurre del Napoli e tanti altri ospiti a sorpresa. L’evento, sarà presentato da Nunzia Napolitano e Fabio Morra. L’ingresso è gratuito.
Comunicato stampa
mercoledì 12 giugno 2013
Cane lanciato in tribuna. Questo NON è un Cuore da Campione
Questo significa NON avere un Cuore da Campione. Immagini terribili arrivano dall'Argentina, dove durante una partita di un campionato regionale, un cane entra in campo ed un "calciatore", se tale si può definire, prende il cane per il collo e cerca di lanciarlo in tribuna, il cane però sbatte contro la rete e cade. Un episodio che si commenta da solo per l'atrocità del gesto.
domenica 9 giugno 2013
Il Super Mario che non t'aspetti...
Su Mario Balotelli si scrive di tutto e di più. Si scrive ovviamente delle sue imprese calcistiche, si scrive di gossip e si scrivono tutte le sue innumerevoli "marachelle" vere o strumentalizzate che siano. Però Mario non è solo questo, è un ragazzo dal cuore d'oro, un ragazzo semplice, un ragazzo che come tanti altri tifosi era in tribuna a sostenere il suo Brescia nella gara casalinga contro il Livorno per esempio. Ma non solo: ''Nel cuore il Brescia .. Siamo e sono tutti con voi: in ricordo di Andrea nessun ragazzo merita di andarsene cosi'. Una preghiera per lui... Tutti quanti.. Vi sono vicino'' questo aveva scritto su Twitter dopo aver appreso la morte del tifoso Andrea Toninelli, ma non si è limitato a questo, perchè Balotelli, ha fatto anche visita ai ragazzi rimasti feriti nell'incidente. E' un personaggio estroso questo si, ma ha anche un Cuore da Campione
martedì 4 giugno 2013
La commovente lettera di Bandoni a Ugo Ferrante
Carissimo Ugo,
ti scrivo questa lettera perché mi hanno detto che stasera... non puoi essere tra noi, che avevi un altro impegno. E allora voglio raccontarti quello che noi stiamo provando nel trovarci dopo 40 anni da quell' indimenticabile 1969, quando la città intera si è tinta di viola. Delle gesta sportive di quel campionato sono pieni gli almanacchi, i libri, i giornali, le televisioni. Tutti i tifosi viola sanno che Maraschi ha segnato quell'anno 14 reti, che Superchi è stato il portiere rivelazione (li mortacci…! Quanto mi ha fatto incazzare!...), che Brizi era perfino sprecato come stopper, che Esposito era il motorino della squadra, che Chiarugi era un folletto imprendibile, che Bernardo era un mastino, che Eraldo Mancin era un formidabile terzino fluidificante, che Rizzo spezzava le mani ai portieri, che De Sisti era il Fellini o il Riccardo Muti con la bacchetta in mano, che Amarildo era…Amarildo, che Merlo deliziava i palati dei tifosi e dei critici più esigenti, tutti sanno che tu, Ugo, eri una montagna insormontabile, il vero dominatore dell'area, con quella tua chioma bionda che rimbalzava sulle spalle ad ogni passo. Per non parlare poi del contributo che hanno saputo dare anche coloro che non hanno avuto la fortuna di giocare molto, come me, come Pirovano, Danova, Cencetti, Stanzial, Mariani, ma che si sono sempre allenati con impegno e con passione, dando il buon esempio e stimolando chi andava in campo. E per non parlare dei massaggiatori, Ubaldo e Pallino (col pisello come un bambino…così, no così...) e dei medici Marradini e Anselmi sempre amorevolmente a noi vicini. Del Prof Baccani, del Dott. Fino Fini. Di tutto questo, ripeto, i tifosi sanno tutto. Ma io voglio parlarti del Secco, der Ciocio, di Picchio, del Tordo, di Baghera, di Ciofanni jah, di Ciccio. E vorrei ricordare con te qualche episodio che non si trova sui giornali, episodi banali, semplici, apparentemente di poca importanza ma che servono a rendere l'idea di quale clima esistesse in quel gruppo, in quel fantastico gruppo che è riuscito alla fine a conquistare uno scudetto indimenticabile. Piccoli aneddoti che ci hanno tenuto allegri e affratellati, creando un gruppo veramente molto affiatato. Per esempio…ti ricordi, Ugo, di quando ti sei presentato allo Stadio con la Gamine? La Gamine era una elaborazione della FIAT 500, una "spider". Devo ancora capire come riuscivi ad entrarci perché la lunghezza della macchina sarà stata un metro e venti e la larghezza sessanta….e poi il colore! Per non dare nell'occhio avevi scelto un colore …neutro… ARANCIONE. E sempre per non dare nell'occhio vestivi il tuo metro e novantotto con un completo celeste, camicia celeste, cravatta celeste, calze celesti, scarpe celesti. E qualche volta, riuscivi a infilarci anche la Gianna e Massimiliano! Eri veramente unico Ugo e troppo forte! E ti ricordi, Ugo, quando io sono arrivato negli sogliatoi con il parrucchino? Quante risate quel giorno! Si, perché adesso essere rasati va di moda, ma allora era veramente un dramma perdere i capelli. Ma io non avrei mai avuto il coraggio di mettermi il parrucchino se non fossimo stati in un contesto veramente fuori dal mondo. E quando dopo qualche mese mi sono stufato di portarlo sono arrivato negli spogliatoi completamente rasato, come adesso, e il Secco vedendomi ha esclamato: Sembri un tordo! E da quel giorno io sono rimasto per tutti e per sempre IL TORDO. Come Franco Rizzo, dopo essere stati al cinema a vedere IL LIBRO DELLA JUNGLA, è rimasto per tutti e per sempre BAGHERA! E ti ricordi, Ugo, dopo quel pareggio in casa, non ricordo con chi, che la NAZIONE ha fatto un titolo a tutta pagina : "A centrocampo c'è un buco "! Non l'avesse mai scritto, siamo andati avanti un mese per "scoprire" chi fosse il Finocchio di centrocampo. Ma uno degli episodi che ci ha veramente fatto ridere di più è stato il litigio a Coverciano fra Picchio e Rildo. Litigio! Si fa per dire! Perché in ritiro litigavamo ogni giorno, ma all'acqua di rose, ci potevamo dire qualunque cosa ma dopo mezz'ora era tutto passato, pronti ad aiutarsi, in campo, in tutto e per tutto. Picchio stava giocando a biliardo e noi intorno a guardare. A un certo punto ha fallito un "filotto" impossibile da sbagliare. Tutti muti e Rildo che ride. Picchio si ferma, posa la stecca e guarda Rildo con freddezza e gli fa: Vaffanculo! E Rildo, senza fare una piega: NO Vaffanculo te! Picchio riprende la stecca, la posa di nuovo, guarda di nuovo Rildo e gli fa: NO Vaffanculo te. E Rildo di risposta : NO NO Vaffanculo te. Picchio posa di nuovo la stecca , noi tutti pronti a intervenire per separarli, di nuovo guarda Rildo negli occhi e di nuovo: NO Vaffanculo te! E Rildo: NO NO Vaffanculo te Sono andati avanti mezz'ora e noi a pisciarsi addosso da ridere. E ti ricordi quando Luciano ha conquistato un pallone proprio davanti alla panchina ed è partito come un razzo verso il fondo campo? Il petisso si è alzato e con tutto il fiato che aveva in gola ha iniziato a gridare : Vada, luciano, vada, vada, vada, vada Luciano! E Luciano è andato. solo che, quando è arrivato sul fondo ha crossato ma il suo cross è finito fuori. Nel silenzio gelido dello stadio deluso si è sentita la voce del Petisso: Luciano vada, vada, vada a cagare! Un altro momento indimenticabile di quell'anno è stato, sicuramente per me, la nascita a Fiesole di mio figlio Francesco. Lo abbiamo festeggiato, ricordi Ugo, a casa mia a S.Domenico. Ma non con champagne e ostriche ma come si addice a un vero fiorentino, con trippa e fagioli all'uccelletto. Carissimo Ugo, potrei andare avanti per ore a ricordare episodi di quell'anno. Tu intanto prepara l'ambiente, i giornalisti, lo staff. E quando arriverà , riferisci questo mio messaggio al "Petisso": Se non mi fa giocare nemmeno lassù, mi incazzo come una iena e giuro che vado a giocare gratis nella squadra dell'inferno e convinco Giovanni a venire con me. Perché, dimenticavo, è chiaro che la squadra viola di quel tempo sarà tutta in paradiso, quel Paradiso conquistato in quel mitico 1969.
Ciao Ugo.
FONTE: FIORENTINANEWS
sabato 1 giugno 2013
Il Cuore Da Campione di Azdren Llullaku
Di Azdren Llullaku si conoscono i tanti gol
segnati in serie D, si sa che in questa
stagione, trasferendosi al Gaz Metan,
squadra di serie A del campionato rumeno ha trovato la giusta consacrazione al
suo talento, arrivando ad ottenere anche la prima convocazione con la Nazionale
albanese. In Italia arrivò nel duemila , con la mamma e il fratello maggiore, dopo l'inferno della guerra dei Balcani. Ma non si sa per esempio che il calcio era scritto
nel suo destino, non si sa che la cosa più bella per questo ragazzo semplice ed
umile, è trascorrere il tempo in compagnia della mamma Ida e del fratello
maggiore Shkelzen, non si sa che ad un bel piatto di tagliata non rinuncia mai,
ed adora il “pite” piatto tipico del Kosovo cucinato dalla madre. Sono proprio
mamma e fratello a descriverci questo ragazzo dal cuore d’oro, i ricordi di
mamma Ida corrono all’infanzia di Azdren, trascorsa in compagnia di un amico
speciale: il pallone. In casa Llullaku c’era un pallone solo, a contenderselo
due fratelli, ma già da questo piccolo aneddoto ci si rende conto della
caparbietà di questo ragazzo: “ Azdren- ci racconta Ida- usciva di casa per
andare a scuola già con il pallone in mano, e il tragitto che divideva
l’abitazione dalla scuola lui lo faceva tutto palleggiando o
giocandoci, incurante delle macchine, il suo miglior amico, inseparabile per
lui, al punto che quando doveva contenderselo con il fratello maggiore in casa
era il delirio”.
Questa dedizione e la sua forza d’animo hanno fatto si che questo ragazzo riuscisse a realizzare il suo più grande sogno. Non sono mancati i sacrifici per questa famiglia, i momenti difficili sono stati tanti, ma Azdren per superarli aveva ed ha un’arma speciale, il suo sorriso e la sua allegria. Il fratello Shkalzen, indica proprio quest'ultima come caratteristica principale di Azdren: “ Quando in casa c’è lui, a me e mia madre basta guardarlo per stare bene, sempre sorridente e positivo è stato spesso la nostra forza per superare le prove difficoltose che la vita ci aveva imposto, di lui-prosegue Shkelzen- ricordo anche i sacrifici che tante volte ha fatto fin da piccolo, anche per alleviare a me, le responsabilità che la vita mi aveva dato nonostante anch’io fossi giovanissimo. Ricordo quando all’età di quindici/sedici anni, il venerdì sera lui lo passava andando ad aiutare la mamma al ristorante dove lavora, il sabato pomeriggio non mancava mai alla partita delle giovanili, la sera poi ancora al ristorante, e la domenica a giocare con me ed i ragazzi più grandi”. Azdren è l’orgoglio della famiglia, Shkelzen quando il fratello giocava nel campionato italiano, non ha mai perso una partita, ogni anno in media 30.000 chilometri fatti per essere sugli spalti a fare il tifo per lui in casa ed in trasferta e quando il lavoro lo permetteva, in compagnia della mamma. Una cosa però il fratello maggiore a questo campione non è mai riuscito a fargli sapere: “ Sono orgoglioso di lui, lo sono anche se non gli do mai la soddisfazione, lo sprono sempre a fare meglio, ma lui è il mio orgoglio ed io sono fierissimo di lui, anche se è la prima volta che lo sente dire da me” . Tutto questo il fratello ce lo racconta timidamente, con la voce a tratti rotta dall’emozione, ma in ogni sua parola si percepisce l’amore che lega questi due ragazzi. Parole intrise d’amore anche quelle di mamma Ida, lei che si è sempre augurata per i figli un futuro felice, quando ha saputo della convocazione in Nazionale, è rimasta senza parole per l’emozione e per la gioia, in un attimo la sua mente ha pensato che Dio avesse esaudito tutte le sue preghiere di veder felice il figlio. Azdren, Ida e Shkelzen, dalla morte del padre ad oggi, sono una cosa sola ,sono l’esempio di come l’unione e l’amore della famiglia possa far superare tante difficoltà. Sono l’esempio di come, dietro ad un cuore da campione, oltre al talento alla base ci sia l’amore
Questa dedizione e la sua forza d’animo hanno fatto si che questo ragazzo riuscisse a realizzare il suo più grande sogno. Non sono mancati i sacrifici per questa famiglia, i momenti difficili sono stati tanti, ma Azdren per superarli aveva ed ha un’arma speciale, il suo sorriso e la sua allegria. Il fratello Shkalzen, indica proprio quest'ultima come caratteristica principale di Azdren: “ Quando in casa c’è lui, a me e mia madre basta guardarlo per stare bene, sempre sorridente e positivo è stato spesso la nostra forza per superare le prove difficoltose che la vita ci aveva imposto, di lui-prosegue Shkelzen- ricordo anche i sacrifici che tante volte ha fatto fin da piccolo, anche per alleviare a me, le responsabilità che la vita mi aveva dato nonostante anch’io fossi giovanissimo. Ricordo quando all’età di quindici/sedici anni, il venerdì sera lui lo passava andando ad aiutare la mamma al ristorante dove lavora, il sabato pomeriggio non mancava mai alla partita delle giovanili, la sera poi ancora al ristorante, e la domenica a giocare con me ed i ragazzi più grandi”. Azdren è l’orgoglio della famiglia, Shkelzen quando il fratello giocava nel campionato italiano, non ha mai perso una partita, ogni anno in media 30.000 chilometri fatti per essere sugli spalti a fare il tifo per lui in casa ed in trasferta e quando il lavoro lo permetteva, in compagnia della mamma. Una cosa però il fratello maggiore a questo campione non è mai riuscito a fargli sapere: “ Sono orgoglioso di lui, lo sono anche se non gli do mai la soddisfazione, lo sprono sempre a fare meglio, ma lui è il mio orgoglio ed io sono fierissimo di lui, anche se è la prima volta che lo sente dire da me” . Tutto questo il fratello ce lo racconta timidamente, con la voce a tratti rotta dall’emozione, ma in ogni sua parola si percepisce l’amore che lega questi due ragazzi. Parole intrise d’amore anche quelle di mamma Ida, lei che si è sempre augurata per i figli un futuro felice, quando ha saputo della convocazione in Nazionale, è rimasta senza parole per l’emozione e per la gioia, in un attimo la sua mente ha pensato che Dio avesse esaudito tutte le sue preghiere di veder felice il figlio. Azdren, Ida e Shkelzen, dalla morte del padre ad oggi, sono una cosa sola ,sono l’esempio di come l’unione e l’amore della famiglia possa far superare tante difficoltà. Sono l’esempio di come, dietro ad un cuore da campione, oltre al talento alla base ci sia l’amore
giovedì 30 maggio 2013
" Ci sei stato, ci sei e ci sarai per sempre.." Con queste parole il Brescia saluta Andrea Toninelli
Andrea Toninelli, il giovane tifoso del Brescia scomparso nella notte di domenica al ritorno da Livorno, è stato salutato ieri, nel giorno del suo funerale, con una toccante lettera. Di seguito il testo letto da capitan Zambelli a nome suo e di tutta la squadra:
“Qualcuno la chiama sfortuna, qualcuno la chiama fatalità. Per qualcuno è addirittura un disegno; altri lo chiamano destino. Forse cerchiamo un nome alle cose nella speranza che ciò le renda meno dolorose, resta il fatto che il ricordo è l’unica cosa a cui ci possiamo aggrappare, quel ricordo che fa tanto male in questi giorni. Sì, perché possiamo dire e scrivere ciò che vogliamo, ma la realtà è che tu Andrea non ci sei più. La realtà è che resta solo il dolore per qualcosa di inspiegabile. Ma ecco che, quando tutto sembra insormontabile, tu ci mandi un raggio di speranza. Sì, perché vogliamo ricordarti così come te ne sei andato, DA TIFOSO, quel tifoso che se potesse dirci qualcosa con coraggio ci direbbe di non mollare, di lottare, di non perdere la speranza.
Il ricordo di un ragazzo semplice e straordinario ci ha portato ad essere tutti qui riuniti oggi, e non c’è squadra, non c’è fede, non c’è bandiera oggi… Ci sei solo tu nei nostri cuori, oggi… C’è la promessa che quando le luci di questi giorni si spegneranno il dolore e le lacrime versate diventeranno forza.
Forza per mantenere vivo il tuo ricordo, e per stare vicino alla tua famiglia che tanto, tanto, tanto sta soffrendo.
Inutile dire che non ti dimenticheremo mai, anche se volessimo sarebbe impossibile.
Inutile dire che in ogni coro, in ogni esultanza, in ogni goccia di sudore, in ogni minuto giocato sarai con tutti noi… In fondo, tu ci sei stato, ci sei e ci sarai per sempre.”
Fonte: Brescia Calcio
“Qualcuno la chiama sfortuna, qualcuno la chiama fatalità. Per qualcuno è addirittura un disegno; altri lo chiamano destino. Forse cerchiamo un nome alle cose nella speranza che ciò le renda meno dolorose, resta il fatto che il ricordo è l’unica cosa a cui ci possiamo aggrappare, quel ricordo che fa tanto male in questi giorni. Sì, perché possiamo dire e scrivere ciò che vogliamo, ma la realtà è che tu Andrea non ci sei più. La realtà è che resta solo il dolore per qualcosa di inspiegabile. Ma ecco che, quando tutto sembra insormontabile, tu ci mandi un raggio di speranza. Sì, perché vogliamo ricordarti così come te ne sei andato, DA TIFOSO, quel tifoso che se potesse dirci qualcosa con coraggio ci direbbe di non mollare, di lottare, di non perdere la speranza.
Il ricordo di un ragazzo semplice e straordinario ci ha portato ad essere tutti qui riuniti oggi, e non c’è squadra, non c’è fede, non c’è bandiera oggi… Ci sei solo tu nei nostri cuori, oggi… C’è la promessa che quando le luci di questi giorni si spegneranno il dolore e le lacrime versate diventeranno forza.
Forza per mantenere vivo il tuo ricordo, e per stare vicino alla tua famiglia che tanto, tanto, tanto sta soffrendo.
Inutile dire che non ti dimenticheremo mai, anche se volessimo sarebbe impossibile.
Inutile dire che in ogni coro, in ogni esultanza, in ogni goccia di sudore, in ogni minuto giocato sarai con tutti noi… In fondo, tu ci sei stato, ci sei e ci sarai per sempre.”
Fonte: Brescia Calcio
mercoledì 29 maggio 2013
Andrea Agostinelli, il cappellino e la scaramanzia
Andrea Agostinelli allenatore del Varese nelle ultime giornate di campionato, dal suo cappellino non si separa mai.
Non è un caso e nemmeno un vezzo, ma ben si una forma di scaramanzia!!
Il tecnico ed il cappellino sono inseparabile da quando vinse il suo primo campionato in Interregionale e tutt'ora lo accompagna.
Non è un caso e nemmeno un vezzo, ma ben si una forma di scaramanzia!!
Il tecnico ed il cappellino sono inseparabile da quando vinse il suo primo campionato in Interregionale e tutt'ora lo accompagna.
mercoledì 22 maggio 2013
Mirko Valdifiori e l'emozione più grande
La maglia che indossa è quella dell'Empoli, il numero che ha scelto è il sei. Non una scelta casuale, perché da quel 6 luglio 2005, Elisa è al suo fianco e a settembre lo renderà padre per la prima volta. Lui è Mirko Valdifiori, a farcelo conoscere meglio è proprio la compagna , che con amore e dolcezza racconta chi è nel privato e nella quotidianità quel giocatore tanto ammirato. Descrive la loro storia, con la voce rotta dall'emozione, un amore che li ha fatti incontrare nuovamente otto anni fa, dopo quel primo bacio dato solo a dodici anni. Si sono rincorsi e ritrovati dopo aver vissuto altre esperienze, ma si sa, a volte il destino ha più fantasia di noi, ed infatti per questi due ragazzi era già scritto un amore di quelli con la A maiuscola.
Dalle note di "Tra dire e il fare" di Giorgia, canzone che li ha accompagnati all'inizio del loro cammino insieme, all'emozione del 29 dicembre, giorno in cui Elisa scopre di aspettare la loro primogenita. " Lui era in ritiro a Reggio Calabria, appena il test ha dato esito positivo però non me la sono sentita di sminuire il momento raccontandoglielo al telefono, così ho preparato una lettera e tanti piccoli regalini che gli ho fatto trovare al suo ritorno: appena rientrato ha subito capito e non abbiamo potuto far altro che emozionarci e commuoverci entrambi. Quando poi l'ecografia ci ha rivelato che sarebbe stata una bambina, lui è andato a comprarle la sua prima tutina. Il nome fino a poco tempo fa cambiava giorno dopo giorno, ma dopo aver sognato Aurora una notte, abbiamo deciso che sarebbe stato quello" . Due giovani genitori e le rispettive famiglie già pazzi d'amore per la piccola che arriverà tra qualche mese. Mirko, da sempre pronto a riempire di attenzioni la compagna, ora non fa mai mancare una carezza alla pancia al risveglio e prima di dormire ed è proprio in uno di questi momenti, nel giorno del suo compleanno, che lui ha ricevuto il regalo più bello di sempre: " Appena svegli, mettendo la sua mano sulla pancia, rivolgendomi alla bambina le ho detto di fare gli auguri al papà e lei a suo modo, scalciando proprio in quel momento, non ha perso l'occasione di fare i suoi primi auguri, sicuramente unici" .
Molto legato anche alla sua famiglia e alle tradizioni, ritrova nel padre, ex calciatore, un vero e proprio punto di riferimento. Nativo di Russi, non può fare a meno dei piatti tipici della sua regione, adora i cappelletti al ragù e i tortelloni della nonna che è solita preparargli la domenica. Proprio in occasione del compleanno, le due famiglie si sono ritrovate per un pranzo tutti insieme, ed è stato un altro momento di commozione quando Mirko, con un discorso davanti ai parenti, ha ringraziato la fidanzata per il sogno di diventare padre che grazie a lei sta realizzando. Un ragazzo semplice, sempre pronto a ridere e scherzare, che nonostante il successo è rimasto lo stesso di sempre. Queste sono le caratteristiche che hanno fatto innamorare Elisa : "La sua umiltà e il rispetto che ha per le altre persone sono due cose che ammiro molto in lui e spero che nostra figlia in questo gli somigli, lui è un fidanzato fantastico e sono sicura che sarà un grandissimo padre"
FONTE: PianetaB
Dalle note di "Tra dire e il fare" di Giorgia, canzone che li ha accompagnati all'inizio del loro cammino insieme, all'emozione del 29 dicembre, giorno in cui Elisa scopre di aspettare la loro primogenita. " Lui era in ritiro a Reggio Calabria, appena il test ha dato esito positivo però non me la sono sentita di sminuire il momento raccontandoglielo al telefono, così ho preparato una lettera e tanti piccoli regalini che gli ho fatto trovare al suo ritorno: appena rientrato ha subito capito e non abbiamo potuto far altro che emozionarci e commuoverci entrambi. Quando poi l'ecografia ci ha rivelato che sarebbe stata una bambina, lui è andato a comprarle la sua prima tutina. Il nome fino a poco tempo fa cambiava giorno dopo giorno, ma dopo aver sognato Aurora una notte, abbiamo deciso che sarebbe stato quello" . Due giovani genitori e le rispettive famiglie già pazzi d'amore per la piccola che arriverà tra qualche mese. Mirko, da sempre pronto a riempire di attenzioni la compagna, ora non fa mai mancare una carezza alla pancia al risveglio e prima di dormire ed è proprio in uno di questi momenti, nel giorno del suo compleanno, che lui ha ricevuto il regalo più bello di sempre: " Appena svegli, mettendo la sua mano sulla pancia, rivolgendomi alla bambina le ho detto di fare gli auguri al papà e lei a suo modo, scalciando proprio in quel momento, non ha perso l'occasione di fare i suoi primi auguri, sicuramente unici" .
Molto legato anche alla sua famiglia e alle tradizioni, ritrova nel padre, ex calciatore, un vero e proprio punto di riferimento. Nativo di Russi, non può fare a meno dei piatti tipici della sua regione, adora i cappelletti al ragù e i tortelloni della nonna che è solita preparargli la domenica. Proprio in occasione del compleanno, le due famiglie si sono ritrovate per un pranzo tutti insieme, ed è stato un altro momento di commozione quando Mirko, con un discorso davanti ai parenti, ha ringraziato la fidanzata per il sogno di diventare padre che grazie a lei sta realizzando. Un ragazzo semplice, sempre pronto a ridere e scherzare, che nonostante il successo è rimasto lo stesso di sempre. Queste sono le caratteristiche che hanno fatto innamorare Elisa : "La sua umiltà e il rispetto che ha per le altre persone sono due cose che ammiro molto in lui e spero che nostra figlia in questo gli somigli, lui è un fidanzato fantastico e sono sicura che sarà un grandissimo padre"
FONTE: PianetaB
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