sabato 27 luglio 2013

ROOIE MARCK, ULTRAS DEL FEYENOORD CHE SCEGLIE DI MORIRE CON LA SUA SQUADRA




Di troppo tifo si puo' morire, ma a volte la passione puo' allungare la vita, magari solo di poche ore. E' quanto avvenuto ad un fan del Feyenoord, il cinquantenne Rooie Marck, che grazie alla sensibilita' dei suoi amici e alla solidarieta' della squadra ha visto realizzato il suo ultimo desiderio: tornare un'altra volta allo stadio, prima di arrendersi al cancro. La sua storia sta facendo il giro del mondo grazie ad un video amatoriale realizzato un mese fa allo stadio De Kuip di Rotterdam durante un allenamento della squadra che si e' trasformato in uno straordinario omaggio ad un uomo morto solo tre giorni dopo. Gli amici, i tifosi, la squadra hanno fatto le cose in grande, dato che lo sfortunato Marck, quando e' entrato sul terreno di gioco su una barella e coperto da una bandiera della squadra, ha trovato la ''sua'' curva stracolma che intonava cori e inneggiava a lui, esponendo poi tra fumogeni e trombette un enorme striscione che lo raffigurava con la la maglia dei suoi beniamini. In un crescendo di emozioni, la squadra gli e' andata incontro per abbracciarlo e lui a quel punto ha trovato le forze per alzarsi e fare un mezzo giro di campo per fermarsi davanti a quella curva che era un po' casa sua, battendosi il pugno sul cuore. L'emozione e' stata troppa e Marck e' scoppiato a piangere, ma forse piu' per la gioia del momento che per il dolore della sua triste sorte. E' difficile rimanere indifferenti guardando quelle immagini, che aiutano a dimenticare almeno per un po' il lato oscuro del calcio. E' un piccolo riscatto a fronte dei tanti tifosi ciechi o violenti, dei giocatori scorretti o superbi, degli ambienti che vorrebbero fare prevalere il lato affaristico del pallone. Marck ha visto realizzato il suo ultimo desiderio, ma ha fatto, di sicuro senza volerlo, un gran favore a tutti.
Fonte: ansa.it

giovedì 18 luglio 2013

Morosini, tante promesse ma zero aiuti concreti per la sorella disabile

Udinese, Livorno, Atalanta. E poi Giampaolo Pozzo, Totò Di Natale con i capitani delle squadre di serie A e B. 

E' la lunga lista delle squadre e dei personaggi del mondo del calcio che subito dopo la morte di Piermario Morosini si erano offerti di prendersi cura di sua sorella Maria Carla, grave disabile psichica, ricoverata da qualche anno all'Istituto Palazzolo di Grumello del Monte. Esattamente dalla scomparsa dei genitori dei due ragazzi (con la morte di mamma Camilla nel 2001, di padre Aldo nel 2003 e anche di un fratello, disabile, poco tempo dopo).

Una serie di promesse di aiuto rimaste, finora, soltanto belle parole. Già, perché a distanza di un anno e tre mesi dalla tragica morte del centrocampista bergamasco per un malore durante Pescara-Livorno del 14 aprile 2012, a sua sorella Maria Carla non è ancora arrivato nessun aiuto. Né pratico, né, soprattutto, economico.

La prima a muoversi all'indomani della scomparsa di Morosini fu l'Udinese: "L'Udinese Calcio profondamente addolorata per la prematura scomparsa di Piermario Morosini -le parole del comunicato diffuso in quei giorni- annuncia che attraverso la onlus "Udinese per la Vita" si attiverà per garantire assistenza alla sorella dello sfortunato calciatore, rimasta sola dopo il tragico evento. "Udinese per la Vita" garantirà un primo immediato intervento e si attiverà al fine di fornire, insieme a tutti i club di serie A e serie B, l'assistenza e le cure in modo continuativo e duraturo". Un messaggio condiviso e ripreso anche dal presidente friulano Giampaolo Pozzo: "È una disgrazia che ci ha toccato profondamente. Morosini è stato qui per 7 anni. Era un ragazzo perbene. Abbiamo un gran bel ricordo di lui e un dolore immenso. In questo caso ci è sembrato doveroso fare qualcosa, ci mancherebbe altro". E dal capitano dell'Udinese, Totò Di Natale: "Ho immediatamente contattato i miei amici, ho mandato un messaggio a Cannavaro, ho sentito Tommasi dell'Aic e altri. Tutti si sono resi disponibili a darci una mano perché l'importante sarà essere vicini alla sorella di Piermario non solo per un giorno ma per tutta la vita".

Un'interessante proposta partì anche dal Livorno, la squadra in cui militava Morosini prima della morte: una sorta di vitalizio in favore della sorella del giocatore. "Il presidente Spinelli - spiegò il responsabile dell'area tecnica amaranto, Attilio Perotti - ha avuto questa idea per dimostrare la volontà sua personale e della società di restare per sempre vicini alla famiglia di Piermario". 

Al coro di solidarietà si aggiunse il presidente dell'Atalanta, Antonio Percassi, annunciando che si sarebbe occupato dell'assistenza della sorella di Morosini. "Ritengo sia mio dovere personale e quello dell'Atalanta prenderci cura per sempre di Maria Carla Morosini - spiegò Percassi attraverso una nota pubblicata sul sito del club nerazzurro - così come avrebbe fatto Piermario se la sua esistenza non fosse stata tragicamente stroncata. Maria Carla Morosini sarà per sempre parte della famiglia atalantina e non dovrà mai preoccuparsi di nulla".

Dichiarazioni, quelle del presidente atalantino, che spinsero Gianpaolo Pozzo a fare un passo indietro: "L'Udinese Calcio e la Onlus "Udinese per la Vita" sospendono ufficialmente la raccolta fondi per garantire il vitalizio a Maria Carla Morosini -aggiunse il patron friulano in un successivo comunicato-. La decisione nasce di comune accordo con Atalanta Calcio, una volta appresa la volontà del presidente Antonio Percassi di occuparsi, in qualità di rappresentante della Bergamo calcistica, in prima persona e in piena autonomia, per tutto il resto della vita della sorella del compianto Piermario. Da parte dell'Udinese Calcio va il più sentito ringraziamento a tutti i club di serie A e serie B che avevano aderito con passione all'iniziativa lanciata dalla Onlus "Udinese per la vita". L'obiettivo è stato raggiunto nel corso di poche ore grazie alla generosità del presidente Percassi. L'Udinese resta comunque in prima linea per eventuali future iniziative di beneficenza. Sarà compito del club friulano contattare personalmente tutti coloro che già avevano aderito all'iniziativa, ai quali sarà chiesto se preferiranno essere rimborsati oppure far pervenire ugualmente il proprio sostegno a Maria Carla Morosini".

Un lungo elenco di lodevoli promesse (fatte pubblicamente in pompa magna) poi non mantenute.

E ascoltate, anzi, lette sui giornali, anche dai pochi parenti rimasti in vita della famiglia Morosini. I quali, pur nel dolore e nelle difficoltà, non hanno mai voluto chiedere un euro a nessuno. 

Tantomeno a quel mondo pallonaro che si è dimostrato ancora una volta ricco nell'apparenza ma molto povero nello spirito.


FONTE:WWW.BERGAMONEWS.IT

martedì 16 luglio 2013

Zidane e Davids, due campioni che giocavano con i bambini nei parcheggi di Torino

Il mensile di calcio francese “So foot” festeggia i suoi dieci anni con un numero speciale dedicato ai grandi numeri 10 della storia del calcio e tra le interviste che compongono il giornale c’è anche quella a Zinedine Zidane. Il fuoriclasse francese ha raccontato aneddoti che naturalmente riguardano anche il periodo in cui ha giocato a Torino con la Juventus. Dice Zidane nell’intervista che il suo compagno di squadra Edgar Davids lo aveva più volte convinto a vestirsi nel peggiore dei modi e andare a giocare a pallone nei parcheggi di Torino. Racconta Zidane che i due si mettevano in macchina ed appena trovavano un gruppo di ragazzi impegnati a giocare sull’asfalto si fermavano e chiedevano di poter far parte della partita.L’ispiratore delle zingarate era Davids, mentre lui provava a ricordargli che se qualcuno della Juve li avesse scoperti, o se si fossero infortunati,  avrebbero avuto non pochi problemi. Ma Davids finiva sempre per convincerlo dicendo “Sono queste le partite importanti, è per loro che dobbiamo giocare”




FONTE: QUOTIDIANO PIEMONTESE

Anche questo è calcio...

Quando la passione c'è, i limiti fisici non esistono!!

lunedì 15 luglio 2013

Il bambino capo ultrà...

Una scena bellissima. Un bambino di dieci anni, sulle spalle del padre, che con la grinta e la passione degna del più navigato capo ultrà anima la curva